Editoria veneziana
La stampa a caratteri mobili nacque ("forse")  in Germania, Certamente è dalla Germania che si diffuse la notizia di questa tecnica


È in Italia che si sviluppò in quantità e in qualità.



Il carattere romano nacque in Italia a imitazione della scrittura degli amanuensi locali …
In Italia e a Venezia in particolare, agli stampatori si presentavano le migliori occasioni di lavoro.
E Venezia divenne leader mondiale e massimo centro del potere


Maggior concentrazione di proposte attrae tutta la committenza e il continuo  confronto migliora la qualità dei prodotti.

          
Editoria veneziana/ 1

Una delle grandi rivoluzioni nella storia dell’uomo e del suo pensiero trova la leva nella stampa a caratteri mobili.
Quasi per convenzione la storia assegna il ruolo di “inventore” a Johann Gensfleisch di Gutenberg, 1394 (?) – 1468. In realtà, in Cina già nel 1041 si sperimentava un sistema tipografico con blocchetti di creta mobili (uno per ogni ideogramma) che venivano accostati secondo le esigenze, incollati a un telaio e quindi inchiostrati ed in Corea all’inizio del 1400 erano apparsi caratteri mobili in metallo.
Quindi a “Gutenberg” resta il merito di aver saputo presentare la sua “scoperta” nei luoghi giusti e nel momento giusto perché venisse riconosciuta e chiamasse attorno a se gli investimenti necessari.
E che il momento fosse maturo viene dimostrato dal fatto che nel 1459 la stampa era entrata a Strasburgo, nel 1460 a Bamberga. Nel 1464 è la volta di Colonia, nel 1468 di Basilea, Costanza, Augusta, nel 1469 di Norimberga. Nel 1470 di Beromünster.
Gutenberg nel 1452 iniziò a comporre la Bibbia Latina “delle 42 linee” (42 erano le righe di stampa) detta anche Bibbia Mazarina, perché il primo esemplare descritto in una biblioteca è quello custodito presso la Biblioteca Mazarine di Parigi.
La Bibbia, completata da altri due tipografi solo nel 1456, presenta 1282 pagine e circa 3.800.000 lettere su due colonne. Ne furono stampate 150 copie su carta e 34 su pergamena. Costava metà prezzo di quella manoscritta. Oggi se ne conoscono solo 41 copie, di cui 12 su pergamena.


Gutenberg, prima di diventare stampatore, viveva adattando il suo ingegno alle necessità. Oggi orafo, domani produceva specchi per i pellegrini e aveva quindi dimestichezza con materiali quali piombo, stagno, gesso. Così conosceva bene il mercato e la qualità e il potenziale della carta  che si pensa venisse prodotta a Genova e poi portata a Strasburgo e Magonza a dorso di mulo.
La tecnica dei punzoni la conosceva perché era un orafo. Sua è stata “l'intuizione” di scomporre le parole in singole lettere da combinare tra loro. Dal manoscritto, infatti, si era passati alla tecnica tabellare (ovvero all'impiego di tavolette di legno incise al rovescio che venivano inchiostrate con tamponi e stampate pagina per pagina). Ovvio che preparare le singole matrici era un lavoro lungo e non c'era possibilità di stampare fronte-retro. Importanti studiosi confutano l’opera prima di Gutenberg,  che per la B42 non avrebbe usato “caratteri mobili”, ma “punzoni mobili”, perché gli mancavano i finanziamenti e quest'ultima tecnica era meno costosa. Questi punzoni, in argento, rame o ottone, venivano battuti con un martello su un'unica lastra di metallo (matrice-madre), dalla quale, per colata di piombo, si otteneva il testo, costituito da un unico blocco di metallo (tecnica della metallografia)…..
La stampa a caratteri mobili nacque (quantitativamente) quindi in Germania, ma è in Italia che si sviluppò in quantità e in qualità. Il carattere romano nacque qui a imitazione della scrittura degli amanuensi italiani …





La stampa e l'editoria a Venezia, archivi e biblioteche:
Marciana, San Marco
Querini Stampaglia, Santa Maria Formosa
Archivio di Stato, Frari



Editoria veneziana/2

Opinione condivisa è che i primi libri stampati in Italia videro la luce a Subiaco nel 1464.  Ma la città dove si sviluppò maggiormente la stampa fu Venezia.
Nella Serenissima c'erano in abbondanza capitali e materie prime, compresa la carta il cui costo incideva per più della metà sul costo finale del prodotto.
E qui si offrivano agli stampatori le migliori occasioni di lavoro. Maggior concentrazione di proposte significava attrarre tutta la committenza e il continuo  confronto miglioravano la qualità dei prodotti. 
Le tirature andavano dalle poche centinaia di copie dei libri stampati nei primi anni sino a tremila e più. Verso la fine del 1400 la media era di mille/millecinquecento copie.
Per disegnare il quadro del momento storico è bene tener presente alcuni dati:  nel 1450 vi erano in Europa tra i 200.000 e i 300.000 codici manoscritti.
In meno di 50 anni dalla comparsa della Bibbia di Gutenberg sarebbero stati messi in circolazione tra 10 e 20 milioni di libri.
La risposta del mercato era stata dunque molto positiva: il libro di quel periodo sembrava un codice ma costava molto meno.
La produzione editoriale di questi primi cinquant’anni vede in testa l’Italia con il 40% delle edizioni,  seguita da Germania (31%) e Francia con il 16%.
E all’interno del paese leader nell’innovazione c’era una città leader: Venezia (quale terribile confronto con la realtà odierna).
Alla fine del 1400 Venezia stampava il 50% (secondo alcuni studiosi addirittura il 70%) della produzione italiana  e "entro la fine del secolo, circa 150 torchi veneziani avevano prodotto oltre 4.000 edizioni, pari a quasi il doppio della produzione di Parigi, la più immediata rivale di Venezia in questo campo"



Ca' Pesaro, Galleria Internazionale d’Arte Moderna

Il grandioso palazzo che è  ora sede della Galleria Internazionale d’Arte Moderna è sorto nella seconda metà del XVII secolo, per volontà della  ricchissima famiglia Pesaro su progetto del massimo architetto del barocco veneziano, Baldassarre Longhena
E’ considerato il più importante esempio di baroccocivile della città: nella sua realizzazione Longhena si è ispirato  alla classicità del Sansovino, elaborandone le classiche soluzioni per raggiungere una "sontuosa e imponente armonia". Purtroppo l'importantissimo patrimonio delle collezioni della famiglia Pesaro risulta disperso e in gran parte finito nelle prede di guerra.
Dopo i Pesaro, il palazzo passa di proprietà in proprietà. Prima ai Gradenigo, poi ai Padri armeni Mechitaristi, 
Acquistato infine dalla famiglia Bevilacqua, diviene proprietà della duchessa Felicita Bevilacqua La Masa.
È lei a destinare il palazzo all’arte moderna, lasciandolo a questo scopo alla città. Oggi vi sono ospitate importanti collezioni otto-novecentesche di dipinti e sculture. Tra le opere che vengono presentate, spiccano capolavori di Klimt, Chagall e notevoli opere da Kandinsky a Klee, da Matisse a Moore, oltre a una ricca selezione di lavori di artisti italiani e un importante gabinetto di grafica.

(segue)