La Marciana, accresciuta negli
ultini cento anni da importanti donazioni (la
raccolta Teza: circa 30 mila volumi, in buona parte relativi alle
civiltà orientali; la raccolta Tursi, circa l5 mila volumi di
viaggiatori stranieri in Italia), svolge una funzione importante nella
vita culturale veneta e al servizio degli studiosi di tutto il mondo.
La Biblioteca sorta nell’area marciana (cioè la Libreria di San
Marco, patrono e simbolo della Repubblica Veneta) ha ricevuto l’imput
al mecenatismo del cardinale Bessarione, che donò, nel 1468, la
sua raccolta composta da circa 750 codici, cui egli aggiunse poi altri
250 manoscritti e alcune opere a stampa.
Venezia accettò solennemente il dono.
Si realizzava il disegno di una "pubblica Libreria" a Venezia; un
disegno che già Francesco Petrarca aveva concepito un secolo
prima, nel 1362, senza peraltro poter condurre a termine il suo
progetto (lasciò un centinaio di volumi che furono dispersi).
Solo nel 1537 fu iniziata la costruzione della Libreria, ideata da
Jacopo Sansovino: la Biblioteca, dopo il suo trasferimento nella sede
definitiva, si arricchì grazie a donazioni e a lasciti. Si
ricordano,
fra i più importanti:
* 1589: Melchiorre Guilandino di Marienburg (2.200
libri a stampa);
* 1595: Jacopo Contarini da S. Samuele (divenuto
operante solo nel
1713, all'estinzione della famiglia; 175 manoscritti e 1500 opere a
stampa);
* 1619: Girolamo Fabrici D'Acquapendente (13 volumi
con preziose tavole anatomiche a colori);
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* 1624: Giacomo Gallicio (20 manoscritti
greci);
* 1734: Gian Battista Recanati (216
manoscritti fra
cui i codici "francoveneti" di casa Gonzaga);
* 1792: Tommaso Giuseppe Farsetti (350
manoscritti e
libri a stampa);
* 1794: Amedeo Svajer (oltre 340 manoscritti, fra i
quali il testamento di Marco Polo);
* 1797: Jacopo Nani (oltre 1000 manoscritti, in
buona parte greci e orientali);
La Marciana incrementò poi le sue raccolte grazie al
trasferimento ad
essa di parte delle biblioteche di alcuni monasteri, come SS. Giovanni
e Paolo di Venezia e S. Giovanni di Verdara di Padova (fine secolo
XVIII), nonchè per effetto dell'obbligo imposto agli stampatori
di
depositarvi un esemplare di ogni libro pubblicato, come previsto da una
legge veneta del 1603 (la prima in Italia in materia).
Dopo la caduta della Repubblica, la concentrazione di libri e di
documenti che si trovavvano a Venezia subì un cambiamento:
dall'anarchia colta delle famiglie e degli ordini religiosi si passava
all'impostazione bonapartiana.
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La stampa e
l'editoria a
Venezia, archivi e biblioteche:
Marciana, San
Marco
Querini Stampaglia,
Santa Maria Formosa
Archivio di Stato,
Frari
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Così la Biblioteca venne arricchita
a seguito della concentrazione in essa di parte delle biblioteche degli
enti religiosi soppressi; la biblioteca dei Gesuati osservanti alle
Zattere in cui era confluita la
ricca raccolta di Apostolo Zeno.
La Marciana rimase nella sua sede originaria fino al 1811; in
quell'anno essa fu, per decreto del Regno ltalico, trasferita nel
Palazzo Ducale.
Fra i lasciti ottocenteschi, si ricordano:
* 1814: Girolamo Ascanio Molin (2.209 opere a stampa
di gran
pregio, oltre a 3.835 incisioni e 408 disegni, passati in gran parte al
Museo Correr);
* 1843: Girolamo Contarini (906 manoscritti e 4.000
libri a stampa);
* 1852: Giovanni Rossi (470 manoscritti, raccolta di
drammi in musica veneziani, "leggi e costumi").
Nel 1904 la sede della Biblioteca fu spostata nell'edificio
sansoviniano della Zecca. NeI 1924 la Marciana riebbe, in aggiunta alla
Zecca, anche il palazzo della Libreria, nonchè parte
dell'edificio
delle Procuratie Nuove. Ora essa occupa, pertanto, non solo la sua
storica sede, la Libreria, ma altresì la
Zecca edificata dal Sansovino
tra il 1537 e il 1547. |